BIOGRAFIA:
Roberto La Carrubba nato a Francavillamare (CH) il 20-9-1915 risiede a Roma. (Deceduto 2001)
In India per cause belliche, dal 1942 al 1946 partecipa a mostre collettive internazionali a Nuova Dely e Bangalore, ed esegue molti ritratti e lavori importanti.
Tornato in Italia partecipa attivamente alla vita artistica nazionale ed internazionale ed è presente: alla VI, VII, VIII, Quadriennale di Roma al Salone degli Indipendenti di Parigi (1955), al premio Marzotto (1953) a diversi premi Michetti; premi Avezzano, Biennali di Alatri, Rassegna del- le Arti del Mezzogiorno, le Biennali di Roma e Lazio, premio Sulmona, l'Aquila, Biennale di Latina, ecc.
Ha tenuto 62 mostre personali in Italia -Francia -USA - Messico -Venezuela.

ACQUISTI IN MOSTRE IMPORTANTI
1955 E.N.I.T. (Rassegni del Mezzogiorno Roma)
1956 Presidenza del- Consiglio (VI]. Quadriennale di Roma)
1962 Prefettura di Chieti (Premio Michetti) -1962 Prov. di Roma (Biennale di Roma e Lazio)
1963 Min. Mar. Mercantile (Personale a “Il Cancello” Roma)

PREMI CONSEGUITI:
1955 Primo premio per il paesaggio (Avezzano)
1958 Premio acquisto (Biennale di Alatri)
1962 Premio acquisto (Premi Michetti)
1962 Premio Odescalchi (Bracciano)
1963 Primo premilo (Frascati)
1963 Premio del Principe (Bracciano)
1964 Primo premio (Città di Alatri)
1964 Primo premio (Città di Tolfa)
1964 Med. Oro al Merito (Prov. di Roma e Bracciano)
1964 Med. Oro E.P.T. Roma (Magliano Sabino)
1964 Secondo premio (Oplonti Torre Annunziata)
1965 Primo premio (Città di Sabaudia)
1965 Primo premio (Città di Paliano)
1965 Med. Oro (Biennale di Montefiascone)
1965 Med. Oro (Ministrp Andreotti Cassino)
1965 Secondo premio (Città di Ariccia)
1965 Premio acquisto (Città di Anguillara)
1966 Primo premio (Prov. di Viterbo)
1966 Secondo premio (Lago di Bracciano)
1966 Med. Oro Presidente della Repubblica (Premio Cala- matta)
1966 Med. Oro Comune di Milano (Premio Modigliani)
1966 Med. Oro C.C.I.A. (Benevento)
1966 Med. Oro Premio Massimo D'Azeglio
1966 Med. Oro C.C.I.A. (Tivoli)
1966 Secondo premio (Biennale S. Agata dei Goti)
1967 Primo premio (Città di Alatri)
1967 Primo premio (Città di Arsoli)
1967 Primo premio (Città di Tolfa)
1967 Secondo premio (Tito Troya Arcinazzo)
1967 Secondo premio (Città di Pozzaglie)
1969 Primo premio (Città di Poggio Mirteto)
1969 Med. Oro per meriti artistici (Città Eterna Roma)
1969 Med. Oro del Presidente del Consiglio (Civitavecchia)
1970 Premio acquisto (Borgosesia)
1970 Premio acquisto (Riviera del Conero)
1970 Primo premio Fiorletta (Alatri)
1971 Med. Oro (Premi Sulmona)
1971 Primo premio (Campo di Giove)
1972 Premio Key (Biennale di Latina)
1972 Med. Oro Presidente della Repubblica (Città di Civitavecchia)
1973 Secondo premio Città Eterna
1973 Civitavecchia Secondo premio
1974 Baia domi zia Secondo premio
1975 Beato Egidio Primo premio
1978 Castel di Sangro Primo premio
1979 Marina di Ravenna Primo premio
1979 Teofilo Patini Primo premio
1980 Premio Ulderico Cozzi "
1980 Marina di Ravenna Pennello d'Oro
1981 S. Maria a Vico Secondo premio
1981 Marina di Ravenna Premio acquisto
1983 Castel di Sangro Primo premio del Decennale
1983 Noicattaro Premio Ing. M. Vavalle
1983 Premio Foggia Primo premio
1984 Colleferro Secondo premio

OPERE IN MUSEI E COLLEZIONI
Pinacoteca di Recanati, Pinacoteca di Latina, Galleria Arte Moderna di Roma, Galleria di Avezzano, Museo di Alatri, Museo Greco e Arte Moderna di Noto, Presidenza del Consiglio Roma, Min. Mar. Merc. Roma, Cassa di Rispar mio di Roma, Galleria del Vantaggio, Galleria l'Elicona Lecce, Galleria Zizzari Roma, Galleria Collalti Roma, Galleria Città Eterna Roma, Galleria del Corso Latina, Galleria , il Vertice Palermo, Galleria il Pennellaccio Cagliari, Collezione: Bernstein (Filadelfia), Cabrera (Città del Messico) Laura Wolf (Chicago), Sen. Spataro, On.1i Andreotti, Pennacchini, Evangelisti, Lupis, Villa, Pittori Purificato e 0miccioli, ecc.

CRITICHE SU QUOTIDIANI E RIVISTE
V. Apuleo, G. Sciortino, M. Venturoli, V. Guzzi, F. Miele, M.
Biancale, P. Cavuoto, V. Mariani, A. Del Massa, G. Pirrone, T. Bonavita, G. Pensabene, G.F. Natta, U. Cesaroni, G.; Tempesti, M. Piazzolla, E. Contardi, G. Etna, M. Gallian, P. Girace, G. De Virgilio, F. Desideri, A. Politi, G. Romano, G. Mazzini, U. Russo, A. Pane, R. Terrosi, C. Barbieri, A. Marasco, A. Freschi, L. Della Chiesa (Parigi), L. De Marbohan (Parigi), I. Cabrera (Città del Messico), S. Bernardini, L. Servolini, S. Trasatti, M.P. Brusaferri, N.B. Lo Martire, E. Leone, G. Bocconetti, D. Valente, V. Giuffre, S. Collovà, M. Pennacchia, R. Civello, De Marbohan (Parigi).


Molta acqua è passata sotto i ponti da quando le proposte tardoromantiche di un'arte tutta innocenza ed emozione, non complicata da operazioni mentali, imposero anche alla pittura di paesaggio -e non solo sul piano del gusto - una cadenza crepuscolare, una tenerezza scontrosa ed insieme disfatta. Le acquisizioni cezanniane di un Tosi o di un Soffici, lo stesso dinamico sprovincializzarsi del gruppo di «Corrente», il tentativo neo tradizionali sta di un recupero formale fuori dalla sintassi di accademia hanno senza dubbio operato a favore di una estetica più responsabilmente vitalizzata e più aperta alle intimazioni della intelligenza. Eppure, l'assalto della mediocrità e della volgarità, del razionalismo pretestuoso e del non senso si è fatto sempre più massiccio, incenerendo la presenza dell'uomo nella mitologia delle larve e nel cifrario di impossibili teoremi.
Ecco perchè un linguaggio come quello di Roberto La Carrubba, libero e tuttavia meditato, riscatta le autentiche linfe di una creatività mediterranea e risponde in modo esemplare ad una esigenza di chiarificazione: tanto più corale quanto più sottratto al calcolo, tanto più prestigioso quanto più decisamente individuabile, per decoro di stile ed espansione poetica, nell'alveo di una eloquenza non ancora corrotta dalla menzogna e calda di richiami interiori.
Sarebbe facile ipotizzare le generose sollecitazioni delle matrici abruzzesi o gli impercettibili filtri della migliore figurazione romana di impronta naturalistica. Facile, ma non giusto: si tratta, piuttosto, di una limpida ed univoca fisionomia, di una italianità che sfugge ai labirinti fumosi di un europeismo di maniera. Roberto La Carrubba, in fondo, sa essere se stesso senza pericolose acrobazie e per convincere trova alimento nella propria interezza; che è cosa ben diversa, poi, dalla «integrità» degli sperimentali, sulla cui coscienza la vicenda artistica scivola senza ferire, nella polivalenza di un gioco nobilitato, nel migliore dei casi, da una ventata di edonismo.
Alla milizia sofferta il pittore non ha mai sostituito la cittadella della indifferenza; e ha conosciuto le crisi e le contraddizioni, i dubbi che attanagliano l'animo di fronte al mistero tenace della materia. Ma appunto per questo l'itinerario è diventato testimonianza e l'inquietudine si è risolta nella serenità contemplativa. Quando si dipinge senza maschera i conti devono necessariamente tornare. Ed è da aggiungere che le passività feroci del congegno interpretativo sono vinte con signorile immediatezza anche quando l'artista abbandona il tema paesistico: si osservino a proposito certi vasi di fiori, non più reviviscenza plastica di una occasione da cronistoria gentile e non ancora puro.
In tutto l'arco della produzione La Carrubba insiste, senza mai appiattire il proprio discorso nella monotonia della " sigla, in un consenso che è anzitutto un apriori sentimentale: una disponibilità per un rapporto illuminante fra l'uomo e le cose, sempre meglio chiarito nel flusso di stagioni spirituali più che nelle alchimìe di una prospettiva scientifica. In questa chiave va visto qualsiasi dipinto, non importa se una visione lagunare, una campagna d'Abruzzo o Il Grande silenzio.
Quello di Roberto La Carrubba è un racconto sognato, di acque e di cieli incorrotti, di isole felici e di basiliche immateriali. I volumi trasmigrano, senza peso, nelle sequenze della luce; per disseppellire, quando meno te l'aspetti e con un tuffo al cuore, una favola d'altri tempi. tuttavia non c'e nulla di fatiscente e i legami percettivi restano forti e incalzanti anche quando i contorni di un borgo rivierasco o di una collina sfumano in una albescenza da sortilegio.
Fatto è che l'artista ripropone la sua realtà decantandola dell'accessorio in un pittoricismo rapido ed essenziale; e così facendo si salva dalla ritualità descrittiva nell'atto stesso in cui riesce ad imbrigliare l'emozione entro i margini della disciplina stilistica. Troppo spesso, nel corso di questo secolo contrastato dal più pauroso dualismo che mai sì sia avuto nella storia della civiltà -il progresso e la cieca involuzione, la truffa della mente liberatrice e una sorta di misticismo indomito, la crociata sacrificale della speranza che non vuole morire - troppo spesso, e con troppo compiaciuto orgoglio, si è parlato di rivolta intellettuale.
Non dei filosofi, che hanno il compito di sillogizzare nell'ambito di travagliate architetture meditative, ma degli artisti, che invece dovrebbero buttare al macero, in nome della intuizione fantastica, i paradigmi di un pensiero vanificato in codice e scaduto per sempre dall'ansia della indagine esistenziale.
Ebbene, la rivolta in cui ha creduto Roberto La Carrubba è di ben altra consistenza, di ben altro impegno morale ed artistico: è la rivolta dell'autenticità contro la mistificazione, la rivolta della bellezza contro il conformismo della bruttura e dell'assurdo, che nell'altalena delle mode finisce con l'essere la più pericolosa ed avvilente.
Anche se lo slancio individuale non è compresso dal minuto registro delle elusioni e dei recuperi di forma, delle progressioni e rispondenze cromatiche, il rigore compositivo non viene mai meno: questo va detto ad evitare l'equivoco che l'autonomia dell'artista, soprattutto in ordine al problema strutturale, possa identificarsi con l'arbitrio.
Peraltro, quello di La Carrubba è ancora un ciclo aperto, nel senso che l'espressione assume per tutti i creatori di razza. Un divenire cordiale, una virtualità niente affatto
congelata dall'assuefazione. Perciò qualsiasi opera, indipendentemente dalla tecnica usata e dal soggetto (fiori, cespuglio, figura: una consonante fluidità) trova in se stessa la propria giustificazione; e a provarlo basterebbe quell'astrarre insistente come da un'arcana solitudine, quel far vaporare i nuclei figurali in una indefinita vibrazione, dietro i velari di un incanto estenuato; mentre, sotto il profilo del magistero, è tipica la distribuzione del colore in stesure prevalentemente bitonali, tuttavia ricche di timbri nel variare di un ocra o di un cobalto.
Si può ancora chiamare in causa, di fronte ad opere così , persuasive, l'antitesi antico-moderno? L'artista è tutto li, nella validità «attuale» e sempre nuova della propria te- stimonianza. c'e la passione e c'e la forza che non si nega agli stupori del sogno. Roberto La Carrubba non trascrive, ma trasfigura. L'ora di grazia e di magia comincia dove : finisce il racconto; dove il pennello sconfessa le spoglie del quotidiano e il corteo dei fantasmi per affermare una certezza di vita. Renato Civello

Partecipe negli anni quaranta al movimento di rinnovamento della pittura italiana, la sua posizione attuale è al di fuori delle mode e delle formule correnti perseguendo una propria visione del paesaggio liricamente trasfigurato e come sognato.
Franco Grasso

Roberto La Carrubba è un artista conscio, anche per acquisita raffinatezza tecnica, del ruolo che hanno nella costruzione libera della forma la singola pennellata ed il tocco sottile, breve, ma spesso fattore di equilibrio in un'immagine che nasce immediatamente dalla pittura e, quindi con una magica morbidezza non essendo contornata dagli argini del disegno.
Gualtiero Da Vià

Roberto La Carrubba presenta una serie di paesaggi recenti, condotti con equilibrio e rigore di dettato, fedeli ad una costante naturalistica di contenuti, in cui la liricità si determina come elemento dominante. In un continuo affinamento del mezzo espressivo di gusto postimpressionista.
Vito Apuleo

Roberto La Carrubba è da annoverare tra i più delicati e gustosi pittori della nostra epoca.
Giacomo F. Natta

L'osservatore delle opere di Roberto La Carrubba capirà al primo sguardo di trovarsi di fronte a una natura poco comune: intendiamo di fronte ad un'artista, che nella sua lunga carriera ha accumulato una ricchissima esperienza. E ciò per moto spontaneo, per impulso d'una vera e propria sete di sapere.

Paintings by
Roberto La Carrubba

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