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Percorso artistico

L’arte è una forma sottilissima di consapevolezza… un’unione totale,
è la condizione in cui si è tutt’uno con l’oggetto.
E’ l’immagine che vive nella coscienza;
essa è viva come una visione,
ma è sconosciuta.
                                               
 D.H. Lawrence


 

Fin da bambina potevo soffermarmi ore ad osservare le varie forme naturali o realizzate dall’uomo con incantata contemplazione; amavo i colori e mi dilettavo a dipingere. Attività che ho sospeso per gli studi ed il lavoro e che avrei ripreso in età adulta durante gli anni di formazione come arteterapeuta.
 

Ho avuto il mio primo contatto con la pietra, nel sud della Francia, nei pressi di Arles, durante un seminario di formazione. Rientrando in Svizzera ho proseguito la scultura presso il centro Kâlós. Dalla creta sono passata alla pietra attratta “forse geneticamente” da questo materiale poiché nell’etimologia del mio cognome “Pedrinis” ritroviamo la radice “pietra”: un’autentica passione.

Ho realizzato la mia prima mostra tra arte ed arte terapia nel 2012 : 46° Anno “Femmes, people, masques”. Da allora proseguo regolarmente la mia attività di ricerca artistica perché è possibile accompagnare gli altri nel loro percorso solo se prima abbiamo rivolto lo sguardo al nostro interno. L’arte è una via di conoscenza.

 

Scultura: guarda il video! 
 

Esposizioni


2012   46° Anno. Femmes, people, masques, autobiografica, Cagiallo


2014   Arte nell’Orto, Orto casa - Lopagno


 

2014   Trasparenze: immagini del femminile,
Osteria Uliatt – Chiasso

 

2015   L’arca di Noè, collettiva, Casa Battaglini, Cagiallo


 

 

2017   La stanza di Van Gogh, Istallazione – Insone 


OMAGGIO A VAN GOGH

 LA CAMERA DI VINCENT AD ARLES

di Roberta Pedrinis e Fabio Walder
 

 “I pittori - per non parlare che di loro -
quando sono morti e sepolti parlano con le loro opere
a una generazione successiva o a diverse generazioni successive.


Lettera al fratello Theo, 1988

  
 

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VERNICE: sabato 18 febbraio 2017 

Insone, Casa dell’Arte

  

DALL’ESCLUSIONE ALL’INTEGRAZIONE

 

Profeta incompreso dai suoi contemporanei, Van Gogh diventa il simbolo di tutti gli esclusi, di tutti i marginali, di tutte le occasioni sprecate…  Si è tolto la vita non senza aver combattuto fino allo stremo per realizzare la sua grande opera.  Ostinato, testardo e collerico, oggi Van Gogh è uno dei pittori più quotati al mondo e la sua fama, a oltre un secolo dalla sua morte, non cessa di brillare. 

Questa istallazione ha l’ambizione di voler ricordare con il cuore la sua passione per il colore, di rimembrare assemblando diverse riproduzioni dei suoi quadri, di revocare attraverso la ricerca epistolare l’opera del grande genio incompreso.

 

L’arrivo di Gauguin nella casa gialla di Arles avrebbe dovuto dar vita ad una comunità di artisti, ma la convivenza, durata circa due mesi, fu interrotta bruscamente da una lite riguardante le diverse concezioni dell’arte: se Gauguin considerava l’arte un mezzo per creare il sogno e l’illusione, il metodo di lavoro di Van Gogh era quello di fondere nel modo più veloce possibile ciò che vedeva e ciò che sentiva: realtà e sguardo sulla realtà.

“Ho fatto un quadro della mia stanza, con i mobili di legno che conoscete. Ebbene, mi è piaciuta molto l’idea di dipingere un interno con quasi niente dentro, di una semplicità alla Seurat. A tinte piatte ma stese grossolanamente, a pieno impasto, i muri di un lilla pallido, il pavimento di un rosso spezzato e stinto, le sedie e il letto giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo di un verde limone molto pallido, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino blu, la finestra verde. Avrei voluto esprimere un assoluto riposo con tutti questi toni così diversi, lo vedete, e in cui di bianco non c'è che la piccola nota data dallo specchio con la cornice nera” ...  
                                                                                          

Lettera a Paul Gauguin, Arles, ottobre 1888.

e ancora

 

“Il colore qui deve fare la cosa e accentuando, così semplificato, lo stile degli oggetti, dovrà suggerire il riposo, o il sonno in generale. In una parola, guardare questo quadro, dovrebbe riposare la mente o meglio l’immaginazione. Ombre e ombre proiettate sono soppresse, è colorato a tinte piatte e decise come le stoffe dipinte”.

                                                                                               Lettera al fratello Theo, Arles, ottobre 1988

 

mentre alla sorella Wilhelmina  scrive:

 

"le pareti di un lilla chiaro, il pavimento di un rosso spezzato e pallido, le sedie e il letto color giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo verde limone chiarissimo, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino azzurro, la finestra verde", per poi affermare: "Avevo voluto esprimere un riposo assoluto per mezzo di tutti questi diversi toni".

 

Forse ti piacerà meno di tutto l’interno di una camera da letto vuota con un letto in legno e due sedie, eppure l’ho dipinta due volte in formato grande. Ho voluto  arrivare ad un effeto di semplicità come lo si trova descritto in Felix Holt. Con questa spiegazione, forse potrai capire subito il quadro  perché era probabile che di primo acchito potesse sembrare ridicolo agli altri. Dipingere semplicemente con colori vivi non è molto facile, e io trovo che  possa essere utile dimostrare che si può essere semplici, oltre che col grigio, col bianco, col nero, col bruno. Ecco la ragione di essere di quello studio.

Vorrei che anche altri artisti avessero come me il gusto della semplicità. Ma nella società attuale un ideale di semplicità rende la vita più difficile, e colui che l’ha, questo ideale, non riesce, come è il mio caso, a poter fare come vuole.  Ma ciononostante mi sembra che almeno questo la società dovrebbe accordare ad un artista, mentre in realtà  si è obbligati a vivere nei caffè o nelle cattive pensioni. Lettera N°15

 

 

VAN GOGH COLORISTA

 

"il pittore del futuro deve essere un colorista, come non ce n'è ancora uno".

 

… diceva Van Gogh in una lettera al fratello Theo. Il colorista è colui che quando guarda qualcosa sa esattamente nell’immediato come riuscire a creare i colori per rappresentarlo.”

In un’altra lettera Van Gogh disegna lo schema della maniera secondo la quale posava i colori sulla sua tavolozza, limitandosi ai colori fondamentali, sia per gli acquarelli che per i colori ad olio. Dell’ocra (rosso-giallo- arancio), del cobalto e del blu di prussia, del nero e del bianco….

 

Je me suis abstenu de créer les couleurs que je pouvais réaliser moi- même. Il me semble que j’ai constitué une palette pratique de couleurs saines”.

 

 

 

 

 

 

Rosso Vermiglione o cinabro (dal latino vermiculus- “verme”- perché simile al colore estratto dall’insetto omottero detto Kermes Vermilio), tonalità di rosso molto vivo da cui si estrae colore  intermedio tra l’arancione ed il rosso porpora. Di questo colore si hanno notizie fin dal 1500 in Cina. Nel mondo romano veniva chiamato erroneamente anche minium perché confuso con un altro rosso che veniva estratto da una resina vegetale.  

 

 

 

 

 

 

Il nero d'avorio è un pigmento utilizzato fin dall'antichità e conosciuto dai Greci. Si ottiene cuocendo i frammenti d'avorio in un contenitore chiuso senza ossigeno. Ha circa la stessa composizione del nero animale e lo stesso metodo di preparazione, cambia solamente il materiale di partenza, in questo caso: avorio.

 

 

 

 

 

 

 


 

Blu cobalto o blu d’Ivy. Si tratta di una gradazione fredda e desaturata del blu, storicamente creata dai sali del cobalto. È stata scoperta da Louis-Jacques Thenar nel 1802. Il colore mostrato a lato non è preciso: il blu cobalto è più scuro, più brillante e più tendente al viola.

 

 

 

 

 

 

 

 

La terra di Siena è una gradazione del marrone e un pigmento inorganico usato in pittura. Si distingue in terra di Siena naturale e terra di Siena bruciata. Il pigmento terra di Siena naturale è noto anche come scyricum, sil pressum e terra d'Italia; quello terra di Siena bruciata come ocra romana pura.

Storia

Il nome attribuito a questo colore ha evidente origine da un tipo di terra estratta in cava nella località Bagnoli di Arcidosso, nel territorio del Monte Amiata, facente parte della Repubblica di Siena in epoca medioevale, oggi inserita nella provincia di Grosseto. Tale cava, attiva fino agli anni cinquanta del Novecento, produceva un inerte che veniva utilizzato come colorante anche in tempi antichissimi, e che si denominava indifferentemente "terra rossa" "terra gialla" e anche "terra di Siena". La popolarità della "terra di Siena" deriva dall'uso che ne è stato fatto nell'arte toscana venendo citata nei principali trattati sulle tecniche artistiche, da Cennino Cennini a Giorgio Vasari

 

 

 

 

 

 

 

La terra di Siena bruciata è un pigmento minerale inorganico naturale. Proviene da Siena, Roma, la Sicilia e la Germania e si ottiene dalla calcinazione della terra di Siena naturale. Ha una stabilità media all’umidità e alta a temperatura e luce. Ha un’asciugatura rapida ed è un ottimo pigmento di velatura. Necessita di una bassa quantità di olio e forma una pasta non compatta. La tinta è vivace e variando la quantità di diluente si ottengono toni più o meno scuri.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ocra rosso Ocra rubrica (sangue). L'ocra rossa è un pigmento inorganico naturale di uso assai diffuso derivato da un minerale ferroso chiamato ematite naturale.

L'etimologia rimanda alla parola greca "sangue", data l'evidente colorazione rossa. Mentre infatti l'ematite si presenta nera o grigio ferro, la polvere ricavata per il pigmento è rosso bruno.

Può essere ottenuta anche artificialmente per calcinazione dell'ocra gialla, e viene talvolta adulterata con le aniline.

Data la diffusione dell'ematite in numerosi paesi, anche il pigmento è stato utilizzato da popoli diversi e per espressioni artistiche anche lontane tra loro: dalla preistoria, agli affreschi rinascimentali, all'arredamento (stucchi, colorazione del legno), alla xilografia. È infatti impiegata nelle pitture rupestri, nella colorazione di statuette, negli antichi arredi funebri come nell'affresco, nella tempera, nell'encausto e nella pittura ad olio, grazie al suo elevato potere coprente.

Applicazioni di ieri e di oggi

La sua applicazione spazia dai pigmenti applicabili a pennello, alla classica sanguigna, il bastoncino rosso simile ad un gessetto con cui grandi maestri del rinascimento (Giorgione, Romanino), e oltre tracciavano gli schizzi dei loro affreschi. È pure usatissima nelle tecniche di xilografia occidentale e orientale.

 

 

 

 

 

 

 

Ocra gialla L’Ocra è un colore dalle tonalità che variano dal giallo-oro al marrone chiaro.

La parola ocra deriva dal greco ὠχρός ōchrós che significa "giallo".

Il termine indica anche i pigmenti estratti da terre rosse e formati da varietà terrose di limonite (ocra gialla) e/o ematite (ocra rossa).

 

 

 

 

 

 

 

 

Giallo Napoli (anche conosciuto come Giallo Egiziano) è un giallo tendente al camoscio, ma più chiaro. Il suo utilizzo risale già all'epoca degli egiziani e degli assiri. Il suo pigmento deriva dall'antimonio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianco argento. L'argento è un metallo araldico di aspetto brillante che quasi sempre sostituisce il bianco, che non è di norma impiegato come colore araldico. Nella rappresentazione monocromatica è simboleggiato dal colore bianco. Nell'araldica francese e inglese ha il nome di Argent, e nell'araldica spagnola, Plata. Il bianco, in senso stretto, è stato il colore dei Guelfi e dei Bianchi in Italia, e fu poi sostituito dall'argento, ritenuto esteticamente più valido e, soprattutto, più idoneo a rappresentare il fondo dello scudo privo di colore e caricato solo di qualche figura o pezza.

L'argento simboleggia la Luna. Tra le virtù spirituali è simbolo di purezza, verginità, innocenza, umiltà, verità, giustizia, temperanza, equità. Per le qualità mondane è simbolo di amicizia, clemenza, gentilezza, sincerità, concordia, allegrezza, vittoria, eloquenza. Nell'araldica militare italiana l'argento è impiegato quale tavola di aspettazione su cui dovranno essere inserite le figure o le pezze che il reparto meriterà nella sua storia. Questo è il motivo per cui gli stemmi dei reparti più antichi sono completamente ricoperti da colori e figure, mentre quelli dei reparti di più recente costituzione sono praticamente vuoti, con solo pochissimi elementi.

 

 

 LE ULTIME LETTERE DI VINCENT AL FRATELLO THEO

 

[Arles - luglio 1888] [...] È veramente un fenomeno strano che tutti gli artisti, poeti, musicisti, pittori, siano materialmente degli infelici - anche quelli felici [...] Ciò riporta a galla l'eterno problema: la vita è tutta visibile da noi, oppure ne conosciamo prima della morte solo un emisfero?

I pittori - per non parlare che di loro - quando sono morti e sepolti parlano con le loro opere a una generazione successiva o a diverse generazioni successive.

 

 

L’ORIGINALE: LA STANZA DI VINCENT AD ARLES

 

Esistono tre esemplari ritenuti autentici della “ Stanza di Vincent ”.

 

1°) Il primo realizzato nell’ottobre del 1888 in attesa dell’arrivo ad Arles dell’amico Paul Gaugin, si trova ora ad Amsterdam presso il  Van Gogh Museum. Olio su tela 72 x 90

 

2°)  Il secondo, realizzato nel settembre 1889 nell’ospedale psichiatrico di St. Rémy, dopo l’allagamento della casa,  si trova presso l’Art Institute  di Chicago.

 

3°) Una terza versione, realizzata sempre all’opedale di  St. Rémi nel settembre 1889 per la madre e per la sorella, a cui voleva inviare piccole copie dei suoi lavori migliori, risiede a Parigi presso il Museum d’Orsay.  Olio su tela 57, 5 x 74

 

Portrait a l’oreille coupée - 1889  
 


      Ingresso all’Ospedale di Saint Paul- 1888

 

 

 La diligenza per Tarascona, Arles , 1988

 

 

  Terrazza del Café in place de forum, Arles la sera, 1988

 

  

Accampamento di zingari

 

 

La sedia di Paul Gaugin, Arles, 1988

 

 

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