COMUNICATO STAMPA
L'esposizione Collezioni in dialogo. Da Vincenzo
Vela a Cuno Amiet - che coincide con il ritorno di una selezione di opere
della Collezione Civica a Villa Malpensata, già sede del Museo di Belle Arti
dal 1912 al 1933 prima del suo trasferimento a Villa Ciani - segna un
momento importante nella politica museale di Lugano.
La mostra inaugura una nuova stagione del Museo d'Arte Moderna che sarà
aperto al pubblico tutto l'anno e che, oltre a mostre temporanee, ospiterà
l'allestimento della collezione permanente, ambito nel quale si intende dare
seguito all'analisi e alla valorizzazione del patrimonio artistico della
Città di Lugano.
Questo progetto espositivo è inoltre il primo risultato della politica di
avvicinamento fra la Città e il Cantone nel senso di un'intensificazione
della collaborazione tra il Museo Cantonale d'Arte e il Museo d'Arte
Moderna. Una collaborazione avviata nell'ambito della riflessione sulle
collezioni e che in futuro si intende intensificare mediante la proposta di
una serie di mostre tematiche realizzate congiuntamente dai due musei.
La Collezione Civica può senza dubbio essere considerata la più ricca in
Ticino per quanto attiene alla realtà artistica locale e lombarda che dalla
metà dell'Ottocento va fino ai primi anni venti del Novecento, esito felice
di una politica di acquisizione seguita sin dall'inizio e a cui nel tempo si
sono aggiunte rilevanti opere in deposito di proprietà della Confederazione,
della Fondazione Gottfried-Keller e una serie di importanti donazioni, tra
cui le donazioni Milich-Fassbind e Chiattone.
Il percorso espositivo che da Vincenzo Vela a Cuno Amiet propone un viaggio
nella storia dell'arte dalla fine dell'Ottocento ai primi tre decenni del
Novecento è stato realizzato mettendo in dialogo una selezione di oltre
cento opere della Collezione Civica con importanti apporti provenienti in
primo luogo dal Museo Cantonale d'Arte di Lugano e dal Museo Villa dei Cedri
di Bellinzona.
L'allestimento, a cura di Cristina Sonderegger, segue un'impostazione
cronologica e propone una serie di confronti volti a illustrare i linguaggi
e le sensibilità poetiche che attraversarono l'Europa dal romanticismo
storico all'asprezza di un certo espressionismo. Accanto a opere di artisti
ticinesi e svizzeri quali Vincenzo Vela, Carlo Bossoli, Filippo Franzoni,
Lugi Rossi, Cuno Amiet, Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler, dei loro
contemporanei lombardi Vittore Grubicy, Giuseppe Pellizza da Volpedo,
Gaetano Previati, Medardo Rosso, Cesare Tallone, Paolo Troubetzkoy, i
visitatori potranno ammirare capolavori dei maestri francesi Edgar Degas,
Henri Matisse, Claude Monet, Camille Pissarro. Senza dimenticare
l'importante nucleo di opere prefuturiste di Umberto Boccioni così come le
opere degli espressionisti elvetici Paul Camenisch, Ignaz Epper, Albert
Müller, Werner Neuhaus, Fritz Pauli e Johannes Robert Schürch.
Il percorso illustra dunque, con opere di indiscussa qualità, alcuni dei
momenti più significativi della cultura artistica di fine Ottocento-inizio
Novecento, spaziando dalla realtà ticinese e svizzera a quella
internazionale.
L'esposizione è accompagnata da un catalogo illustrato in lingua italiana
contenente due saggi di Cristina Sonderegger, Conservatrice del Museo Civico
di Belle Arti.
PRESS RELEASE
The exhibition Collections in Dialogue. From Vincenzo Vela to Cuno Amiet
marks an important achievement for Lugano's museum policies, coinciding as
it does with the return of a selection of works from the town's Civic
Collection to the Museo d'Arte Moderna at Villa Malpensata, previously home
to the Museum of Fine Art from 1912 to 1933 before this was moved to Villa
Ciani.
The exhibition inaugurates a new season for the Museo d'Arte Moderna which
will be open all year round, housing not only temporary exhibitions but also
a permanent collection, set to continue the analysis and celebration of the
artistic heritage of the City of Lugano.
This exhibition project is also the first fruit borne of the policy of
alignment between the City of Lugano and the Canton of Ticino, designed to
develop the partnership between the Museo Cantonale d'Arte and the Museo
d'Arte Moderna. This partnership began with reflection on the collections
and in the future, it is hoped, will be developed and extended through a
proposed series of themed exhibitions organised jointly by the two museums.
The exhibition presents a selection of works of art from Lugano's Civic
collection which comprises, in all, over five thousand pieces and is
arguably the richest in Ticino, tracing local art and that of the
neighbouring Italian region of Lombardy from the mid 1800s to the 1920s. The
Museum's current body of works is the result of the policy of acquisition
that it has adopted since the beginning as well as the addition, over the
years, of important works in storage owned by the Swiss Confederation and
the Gottfried-Keller Foundation and a series of significant donations
including those of Milich-Fassbind and Chiattone.
The exhibition displays nearly one hundred pieces of the Civic Collection
alongside various significant works belonging to the Museo Cantonale d'Arte
of Lugano and the Museo Villa dei Cedri of Bellinzona. This dialogue among
the local collections represents a journey in the history of art from the
end of the XIXth till the first three decades of the XXth century.
The exhibition, curated by Cristina Sonderegger follows a chronological
order and offers a series of comparisons illustrating the succession of the
artistic languages which spread across Europe from historical Romanticism to
the harshness of a certain Expressionism. Alongside the works of
Swiss-Italian and Swiss artists such as Vincenzo Vela, Carlo Bossoli,
Filippo Franzoni, Luigi Rossi, Cuno Amiet, Giovanni Giacometti, Ferdinand
Hodler, the Lombards Vittore Grubicy, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano
Previati, Medardo Rosso, Cesare Tallone, Paolo Troubetzkoy, visitors will
have the opportunity to admire masterpieces of the French impressionists
Edgar Degas, Henri Matisse, Claude Monet and Camille Pissarro. The display
comprises also the important group of pre-futuristic pieces of Umberto
Boccioni and the works of the Swiss expressionists Paul Camenisch, Ignaz
Epper, Albert Müller, Werner Neuhaus, Fritz Pauli and Johannes Robert
Schürch.
Thanks to this selection of works of the highest quality the exhibition
illustrates one of the most relevant moments of the artistic culture of the
XIX-XXth century encompassing not only the local and Swiss reality but also
the international scene.
The exhibition is accompanied by a catalogue (Italian only) including 124
colour illustrations and two essays by Cristina Sonderegger, Curator of the
Museo Civico di Belle Arti.
L’ESPOSIZIONE
La selezione di circa 100 dipinti, sculture e disegni della Città di Lugano
– in dialogo con le oltre 30 opere provenienti dal Museo Cantonale d’Arte e
le 6 tele del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona – offre la possibilità di
ripercorrere uno dei periodi più vivaci della storia dell’arte, quello
compreso tra il 1850 e il 1930, con uno sguardo prevalentemente orientato
sulla realtà ticinese, lombarda e svizzera, arricchito da alcune preziose
testimonianze riconducibili alla pittura francese del secondo Ottocento e
all’esperienza delle avanguardie storiche.
Il percorso si apre con due figure ticinesi emblematiche della cultura
artistica italiana dell’ultimo cinquantennio del XIX secolo: Antonio Ciseri
e Vincenzo Vela, la cui produzione spazia dal confronto con l’estremo
classicismo accademico al romanticismo storico e al naturalismo, per
giungere a un verismo alla fine velato da istanze simboliste. Le opere
presenti in mostra documentano come gli artisti, insieme a Carlo Bossoli,
abbiano abbracciato gli ideali risorgimentali e unitari della vicina Italia,
a testimonianza delle strette relazioni da sempre intercorse tra il Ticino e
in particolare Milano: lo Spartaco di Vela è simbolo della lotta di
emancipazione dalla dominazione austriaca, L’Esule di Ciseri ricorda il
destino di molti intellettuali che hanno dovuto prendere la via dell’esilio,
mentre Esercitazioni militari alle Basse di Stura di Bossoli è un fedele
reportage degli addestramenti bellici delle truppe sabaude.
Allo stesso ambito cronologico si ascrive la pittura di storia, considerata
dall’istituzione accademica il genere artistico per eccellenza. La storia
svizzera, poco illustrata dagli artisti ticinesi, è indagata da Antonio
Barzaghi-Cattaneo, in particolare nelle due tele di grande formato dalla
rappresentazione retorica e teatrale intitolate Adam von Camogasc uccide il
landfogto di Guardaval e Carlo il Temerario duca di Borgogna, vinto a Morat,
si rifugia terrorizzato nel Castello di Morges.
Il temporale di Gustave Castan e La cascata di Pissevache di Ferdinand
Hodler – copia di un’opera realizzata vent’anni prima da Diday, allora
esposta al Musée Rath di Ginevra – testimoniano un altro fra i temi favoriti
dell’Ottocento svizzero, quello della pittura di paesaggio incentrata sulla
rappresentazione dell’alta montagna, sulla scia delle esperienze di
importanti artisti quali François Diday, Alexandre Calame e Barthélémy Menn.
Dialoga con questi dipinti Paesaggio fluviale di Luigi Chialiva che risente
dell’influenza francese e in particolare di quella di Camille Corot. A sud
delle Alpi, il naturalismo lombardo è documentato nei paesaggi di Filippo
Carcano e Eugenio Gignous nelle cui opere l’attenzione al dettaglio è
sacrificata all’effetto d’insieme, reso mediante una pennellata sfumata,
ravvivata, nel caso di Carcano, da piccoli tocchi di colore volti a
rafforzare l’intensità della luce. Un fare largo e un’attenzione
all’atmosfera generale caratterizzano anche i primi paesaggi di Filippo
Franzoni e Giovanni Segantini di cui Lugano e Bellinzona possiedono
rispettivamente due vedute della periferia milanese, nonché quelli di Cesare
Tallone.
La rassegna espositiva propone inoltre una serie di ritratti: Studio di
testa di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Ritratto di Signora di Edoardo Berta
risentono dell’influenza esercitata da Cesare Tallone, loro docente
all’Accademia Carrara di Bergamo, individuabile nel confronto con Ritratto
di Giovane donna del maestro. La posizione frontale del soggetto,
l’attenzione al disegno e al modellato e l’impasto del colore sono da
ricondurre ancora all’insegnamento di Tallone mentre si avverte già il
confronto con la pittura divisionista, tecnica che caratterizza pienamente
Mia moglie di Gaetano Previati.
La svolta anti-accademica attuata dalla Scapigliatura è documentata in
mostra da Ritratto d’uomo di Tranquillo Cremona e Confidenze di Luigi
Conconi, due dipinti che attestano in maniera significativa l’apporto dei
due artisti alla storia della pittura tardottocentesca lombarda. La
pennellata sfatta e veloce, l’attenzione al quotidiano e alla dimensione
psicologica dei soggetti, caratterizzano anche Contadinella e Ritratto della
madre di Luigi Rossi e La famiglia del Patagone di Adolfo Feragutti
Visconti. L’anti-accademismo scapigliato è ravvisabile anche in Carne altrui
di Medardo Rosso e in Dopo il ballo (Madame Auernheimer) di Paolo
Troubetzkoy. I due artisti, personalità di spicco in ambito scultoreo del
movimento, hanno saputo trasporre nella tridimensionalità le vibrazioni
della luce mediante una gestualità veloce e approssimativa che abolisce i
contorni precisi delle figure, superando le barriere tra il dato oggettivo e
quello soggettivo.
Tale superamento viene attuato nelle opere Simboliste, dove alla
raffigurazione del mondo reale si sovrappongo rimandi ad altri referenti,
chiamati a concorrere alla definizione del significato della
rappresentazione. Esemplificative di questo contesto sono le ultime opere di
Filippo Franzoni quali Narciso e Apparizioni – Saleggi con figure danzanti,
dense di suggestioni magico-mitologiche riconducibili all’ambiente culturale
con cui l’artista è entrato in contatto al Monte Verità di Ascona.
Appartiene alla stessa temperie culturale anche Rêves de jeunesse di Luigi
Rossi dove il titolo, la luce e alcuni elementi compositivi contribuiscono
ad accentuare la dimensione simbolista della rappresentazione.
Il canto dell’aurora di Luigi Rossi, coniuga rappresentazione reale del
mondo contadino e intenzioni simboliche ed è in parte lavorato con la
tecnica divisionista. Il mentore e promotore del divisionismo, Vittore
Grubicy de Dragon, è rappresentato in mostra da due belle tele di proprietà
del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, Neve imminente e Inverno a Miazzina
nelle quali è evidente il linguaggio personale adottato dall’artista,
caratterizzato da una stesura a impasto che restituisce l’atmosfera
d’insieme e che giunge ad esiti di forte carica emotiva, ravvisabile anche
nel Ghiacciaio di Emilio Longoni, artista appartenente alla “scuderia” di
Grubicy. Allo stesso ambito si ascrive Ritratto con la moglie di Cuno Amiet,
elaborato accostando pennellate divise e veloci a zone cromatiche
caratterizzate da una stesura più sintetica: ibridazione, questa, volta ad
ottenere gli effetti di luce desiderati, frequente anche nei divisionisti di
seconda generazione quali ad esempio Berta, principale esponente ticinese di
questa corrente, e per certi versi in alcuni lavori di Filippo Franzoni.
Influenzato dalle ricerche di Amiet e dall’esperienza di Segantini è Sera
sull’alpe di Giovanni Giacometti, contraddistinto da una gamma cromatica
accesa e da una pennellata larga di colore puro.
Le opere prefuturiste di Umberto Boccioni provenienti dalla Donazione
Chiattone risentono ancora dell’eredità tardottocentesca e sono realizzate
tra il 1903 e il 1908 quando l’artista è alla ricerca di soluzioni formali
capaci di dare forma al senso di modernità, come si legge nei suoi diari:
“Sento che voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo
industriale. Sono nauseato di vecchi muri, di vecchi palazzi, di vecchi
motivi di reminescenze: voglio avere sott’occhi la vita di oggi. [...] Tutta
l’arte moderna mi pare vecchia. Voglio del nuovo dell’espressivo, del
formidabile! [...] Tutto il passato, meravigliosamente grande, m’opprime
voglio del nuovo!” Queste aspirazioni sono già ravvisabili in Treno che
passa ma saranno pienamente raggiunte solo alcuni anni dopo con l’approdo al
futurismo. Tale fase è assente dalla raccolta civica ma il movimento è
ricordato in mostra attraverso una scelta di disegni del 1927di Aligi Sassu.
Leonardo Dudreville è presente in mostra con la produzione pittorica di
stampo divisionista proveniente dalla Donazione Chiattone, mentre sono
assenti testimonianze relative alle ricerche successive e in particolare
quelle di matrice futurista. In Trilogia campestre è evidente la personale
declinazione del divisionismo operata dall’artista: il pannello centrale è
caratterizzato da una gamma cromatica accesa e dalla stesura del colore a
piccole tessere che nei pannelli laterali appare più filamentosa.
Il ritorno all’ordine, sostenuto dal gruppo Novecento patrocinato da
Margherita Sarfatti, caratterizza Autoritratto e L’architetto Mario
Chiattone di Achille Funi, artista inizialmente legato a Nuove Tendenze.
Mario Sironi e Felice Casorati, tra i primi aderenti a Novecento, sono
rappresentati in mostra rispettivamente da Donna seduta e La carità di San
Martino. Carlo Carrà, inizialmente critico nei confronti del movimento,
partecipa alla Prima mostra di Novecento italiano inaugurata da Benito
Mussolini nel 1926, anno a cui risale Canale a Venezia, paesaggio essenziale
dall’atmosfera sospesa di memoria metafisica. Aderisce invece al movimento
della Nuova Oggettività tedesca l’artista argoviese Wilhelm Schmidt,
presente in mostra con Signora Dubarry, e di cui la città possiede oltre
millecinquecento opere tra dipinti, disegni, incisioni e sculture, in parte
esposte al Museo a lui dedicato a Brè sopra Lugano.
Nel percorso espositivo viene data rilevanza anche all’espressionismo
svizzero attraverso opere grafiche e pittoriche. L’insieme delle opere
proposte costituisce un unicum nelle collezioni pubbliche ticinesi, a
partire dal quale è possibile documentare il lavoro di alcuni protagonisti
della scena artistica elvetica degli anni venti-trenta, ma anche di
illustrare un aspetto determinante della realtà culturale del Cantone della
prima metà del Novecento, un territorio che è stato teatro, dal Mendrisiotto
alle pendici del Monte Verità di Ascona, di esperienze artistiche di
rilevanza internazionale. Le incisioni di Johannes Robert Schürch, Ignaz
Epper e Fritz Pauli – tra i maggiori esponenti del movimento – sono
accomunate da un linguaggio aspro, a tratti visionario, fatto di linee
marcate, di spazi opprimenti e da un’attenzione alla quotidianità dei
diseredati. Del prestigioso nucleo di opere del Museo Cantonale d’Arte di
Lugano esposto in questa sede, figurano dipinti di Paul Camenisch, Albert
Müller e Werner Neuhaus, artisti legati a Ernst Ludwig Kirchner e fondatori
del gruppo Rot-Blau. Le tele, che hanno per soggetto altri componenti del
gruppo e il paesaggio ticinese dei dintorni di Castel San Pietro nel quale
gli artisti basilesi hanno più volte soggiornato, esemplificano i risultati
raggiunti.
In mostra sono presenti anche Max Sulzbachner, protagonista del Gruppe 33 di
cui faceva parte anche Walter Kurt Wiemken di cui si espone Paesaggio
nordico.
Accanto alle opere di artisti ticinesi, lombardi e svizzeri, l’esposizione
presenta un nucleo di dipinti e disegni di alcuni tra i maggiori
protagonisti dell’arte europea della fine dell’Ottocento e dei primi decenni
del Novecento confluiti nella Collezione Civica e in quella del Museo
Cantonale d’Arte grazie a due importanti donazioni.
La donazione Milich-Fassbind del 1965 porta nella collezione della Città
dipinti quali Marina. Etaples di Eugène Boudin, Tramonto sul porto di Johan
Barthold Jongkind, Nudo di Henri Matisse, Poderi a Etretat di Claude Monet,
Veduta della Passerelle de Passy e Veduta del Pont de Grenelle di Henri
Rousseau e Donna che lavora a maglia di Edouard Vuillard.
La donazione Lenggenhager-Tschannen del 1960 porta nella collezione
cantonale opere quali La ballerina di Edgard Degas, Torso femminile di
Aristide Maillol, Paesaggio a l’Hermitage, Figure attorno a un albero e
Natura morta con mele e fichi di Pierre-Auguste Renoir, mentre dalla
Donazione Milich-Fassbind proviene Pontoise di Camille Pissarro.
Il prestigioso insieme consente di tracciare un ponte verso la cultura
figurativa transalpina, in primo luogo verso quella impressionista, e
permette di rapportare le opere delle collezioni al contesto e al dibattito
artistico internazionale. Il nucleo costituisce un prezioso specchio del
dibattito formale in corso a Parigi a cavallo tra Otto e Novecento, capace
di conferire maggiore coerenza e prestigio alle collezioni.
INTRODUCTION
The exhibition Collections in Dialogue. From Vincenzo Vela to Cuno Amiet
marks an important achievement for Lugano’s museum policies, coinciding as
it does with the return of a selection of works from the town’s Civic
Collection to the Museo d’Arte Moderna (Museum of Modern Art) at Villa
Malpensata, previously home to the Museum of Fine Art from 1912 to 1933
before this was moved to Villa Ciani.
The exhibition inaugurates a new season for the Museo d’Arte Moderna which
will be open all year round, housing not only temporary exhibitions but also
a permanent collection, set to continue the analysis and celebration of the
artistic heritage of the City of Lugano.
This exhibition project is also the first fruit borne of the policy of
alignment between the City of Lugano and the Canton of Ticino, designed to
develop the partnership between the Museo Cantonale d’Arte (the Cantonal Art
Museum) and the Museo d’Arte Moderna. This partnership began with reflection
on the collections and in the future, it is hoped, will be developed and
extended through a proposed series of themed exhibitions organised jointly
by the two museums.
The exhibition presents a selection of works of art from Lugano's Civic
collection which comprises, in all, over five thousand pieces and is
arguably the richest in Ticino, tracing local art and that of the
neighbouring Italian region of Lombardy from the mid 1800s to the 1920s. The
Museum’s current body of works is the result of the policy of acquisition
that it has adopted since the beginning as well as the addition, over the
years, of important works in storage owned by the Swiss Confederation and
the Gottfried-Keller Foundation and a series of significant donations
including those of Milich-Fassbind and Chiattone.
The only fitting beginning for this exhibition of over a hundred selected
works is with the most representative nucleus of the collection, namely the
works that trace a path through the art history of the late Nineteenth
century and the early decades of the Twentieth century, from Vincenzo Vela
to Cuno Amiet, in a perfect chronological journey from Historical
Romanticism to the harshness of Expressionism. The exhibition’s structure is
built on works from the Civic Collection accompanied and complemented by
paintings and drawings from the Cantonal collection, the other important
body of work in the Lugano region. Its aim is to present a panoramic
overview, with the added significance of its clear links with the main
Italian, Swiss and European forms of artistic expression of the period in
question, while, at the same time, highlighting the way in which the two
collections complement one another. To make the collection complete, some
important contributions have been requested from the Villa dei Cedri Museum
in Bellinzona, which make it possible to place some of the key figures more
squarely in their artistic context midway between the Nineteenth and
Twentieth centuries.
The exhibition seeks, therefore, to offer a reflection on the current state
of the collections. Alongside works by Ticinese and Swiss artists such as
Vela, Bossoli, Ciseri, Berta, Franzoni, Feragutti Visconti, Rossi, Amiet,
Castan, Giacometti and Hodler and their Lombard contemporaries Bianchi,
Carcano, Cremona, Gignous, Grubicy, Mentessi, Pellizza da Volpedo, Previati,
Rosso, Tallone and Troubetzkoy, visitors can also admire some of the
greatest works by the masters of French Impressionism such as Boudin, Degas,
Jongkind, Maillol, Matisse, Monet, Pissarro, Rousseau, Rouault and Vuillard.
Also worthy of note are the important group of Pre-futurist works by Umberto
Boccioni, the works by Carrà, Casorati, Dudreville, Funi and Sironi and
those by Swiss expressionists such as Camenisch, Epper, Müller, Neuhaus,
Pauli and Schürch.
By selecting works of indisputable quality, the exhibition aims to create a
journey - one of the possible journeys, that is - through one of the most
colourful and significant periods in the history of Western art.
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