NETWORK DI STUDIO
dell’AUTISMO e delle PSICOSI INFANTILI

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Autismo

Direttore: Dott. Romeo Lucioni
A U T I S M O

Cos’è

È difficile parlare di autismo come di una malattia; si può più facilmente intenderlo come un disturbo dello sviluppo delle funzioni psico-mentali.

La sintomatologia viene, di solito, messa in evidenza intorno ai due anni (anche se le carenze potrebbero essere evidenziate prima), poi si manifesta come disturbo pervasivo dell’evoluzione che mette a repentaglio il funzionamento mentale ed anche quello socio-relazionale che è la capacità di interagire con gli altri.

Nella forma classica, l’autismo colpisce, in tutte le parti del mondo, 4-5 bambini su 10.000 abitanti, ma, se si considerano le forme secondarie e/o di innesto, questo indice deve essere almeno raddoppiato. I maschi sono interessati quattro volte più delle femmine.

Come si manifesta

I genitori, per lo più, vengono insospettiti nell’osservare il figlio che evita di guardare negli occhi, che si ritira in se stesso per lunghi periodi, che non sorride e che, soprattutto, ha difficoltà nell’apprendimento del linguaggio.

Esaminato da vari medici il piccolo può anche essere indirizzato ad esami per escludere una sordità, fino al momento in cui uno specialista formula una diagnosi precisa che provoca molto sgomento.

La caratteristica fondamentale del disturbo autistico resta comunque legata all’isolamento, all’impossibilità di "accettare" una compartecipazione socio-relazionale; i disordini comportamentali che risultano bizzarri e disturbanti, le urla, le attività motorie ripetitive e compulsive come dondolarsi, i manierismi più svariati ed inoltre, talvolta, anche ipercinesie irrefrenabili.

Aspetti particolari sono rappresentati da risposte anormali agli stimoli sensoriali, spesso interpretate come insensibilità al dolore, reazioni "catastrofiche" in risposta a stimoli come carezze, abbracci o semplicemente il passaggio di una mano al di sopra del capo o il porsi alle spalle del piccolo.

Le cause

Molto si è scritto sull’origine dell’autismo, ma poco è chiaro della patogenesi; anche la denominazione più accettata di disturbo dello sviluppo psichico è vaga ed imprecisa. Forse il modello psico-neuro-biologico si avvicina di più a quanto si osserva; si tratterebbe di un disordine della mielinizzazione dei circuiti cerebrali, a causa del quale le percezioni risultano intollerabili e terrorifiche e il bambino tende ad isolarsi. Ne consegue un disturbo della formazione di quello che chiamiamo un "proto-IO" e una strutturazione di relazioni alterate con la figura della madre e con gli oggetti interni che impediscono il normale sviluppo dei processi emotivo-affettivi che stanno alla base della formazione della mente.

Il bisogno di isolamento, il ritirarsi in se stessi, l’impossibilità di relazionarsi con il mondo esterno diventano i motivi del mancato sviluppo della motricità, delle capacità ralazionali, del linguaggio, delle funzioni cognitive che restano così limitate a processi istintivi, automatici e primitivi.

Accettare questa sindrome come disturbo dello sviluppo psico-mentale ci permette di spiegare l’enorme variabilità della casistica che passa da un "atteggiamento" che non impedisce lo sviluppo affettivo ed intellettivo a casi in cui i disturbi comportamentali sono veramente disturbanti e si trasformano in un vero e proprio handicap.

Cosa ci insegna

Ci sono molti modi di comunicare al di là del linguaggio verbale, importante è il linguaggio emotivo (quello che "arriva dritto al cuore").

La scoperta delle possibilità di sovrapporre comunicazione a linguaggio porta alla rivoluzionaria coscienza che non è tanto importante cosa si dica, ma come lo si dice. In questo modo è evidente che scopriamo dinamiche linguistiche nelle quali anche il silenzio è una vera comunicazione ed una mano protesa non è solo un invito, ma anche una proposta che può essere accettata o rifiutata, che può risultare la apertura di un dialogo così come succede quando si sta seduti uno di fronte all’altro per "farsi vedere e per guardarsi".

Privilegiare l’individualità è anche un invito a pensare con la propria testa, ad accettarsi per quello che siamo, con i nostri pregi ed i nostri difetti che, per altro, sono solo il frutto di un giudizio preconcetto e legato a leggi, più o meno tradizionali, ma che non rispettano mai la "verità" che è solo frutto della nostra mente e, soprattutto, del nostro cuore; cioè della nostra intelligenza cognitiva, ma anche, soprattutto, del nostro cervello emotivo e della nostra intelligenza affettiva.

Cure possibili

Affrontare l’autismo è, prima di tutto, un problema di diagnosi precoce. Anche il solo sospetto di trovarsi di fronte ad un problema di disturbo dello sviluppo (ancor più se si tratta di un maschietto) dovrebbe far scattare subito, sin dai due anni un intervento di sostegno e di terapia; i ritardi sono sempre terribilmente dannosi soprattutto per la prognosi.

Sebbene vengano sottolineati gli insuccessi della psicoterapia e gli errori di una impostazione teorica troppo psicoanalitica, la psicoterapia-educativa fortemente relazionale resta il metodo terapeutico migliore e quello che porta a risultati veramente soddisfacenti. L’intervento deve essere globale ed investe sia lo sviluppo percettivo-motorio che quello emotivo-affettivo per avviare alla strutturazione di capacità relazionali e di modalità analitico-deduttive come presupposto di una cognitività non più istintiva e prelogica (centrata sul "senso"), ma razionale e simbolica (basata sul "significato").

In questi ultimi anni sono state sviluppate le cosiddette "tecniche cognitive", basate sulle scienze comportamentali e considerate riduttive dalle scienze psicodinamiche e psicoanalitiche.

Risolvere la diatriba non è facile, ma il lavoro di ricerca psicodinamica e neuro-biologica ci ha portato ad evidenziare che:

  • Prima di ogni altra cosa, bisogna comprendere le emozioni, i sentimenti, la ricchezza di ogni singolo piccolo paziente;
  • Le emozioni e, soprattutto, la strutturazione della vita affettiva basata sui sentimenti è l’ unico cammino che porta a sviluppare le attività mentali.

Queste osservazioni possono essere riassunte in un’unica frase:

"curare l’autismo è possibile".

*****

Cos’è la "Terapia di Integrazione Emotivo-affettiva" – E.I.T.

Questa applicazione psico-terapeutica che, per la sua struttura basata sui principi della psicodinamica e della psicoanalisi, permette di ottenere importanti risultati riabilitativi in ragazzi portatori di handicap psichico (autismo, x-fragile, sindrome di Down, insufficienza mentale, epilessia), vede anche un ampio gradiente di applicazione in particolari situazioni patologiche come la sindrome di Joubert e similari. Il controllo del movimento e dell’ampiezza del gesto, insieme all’aspetto finalistico dell’azione, risultano la base per superare quegli elementi riduttivi che si riassumono nel quadro della "debolezza dell’ IO".

Il valore relazionale insito negli incontri e nello sviluppo delle successive fasi di applicazione, introduce il tema del controllo delle valenze aggressive, sviluppatesi a partire da sensi di rabbia e di frustrazione, portando i giovani disabili a controllare le proprie parti libidico-istintive, favorendo l’instaurarsi di valori affettivi centrati sul rispetto di sé, sul diritto di svilupparsi tenendo conto anche dei diritti ed dei bisogni degli altri.

Cos’è l’ippoterapia

È un intervento terapeutico che utilizza il cavallo; se praticata con rigore e sotto la guida di personale esperto, porta grandi benefici a coloro che sono affetti da disturbi motori (emiparesi, paraparesi, monoparesi) e difficoltà di coordinazione, di equilibrio e di sostenere il capo eretto, mancanza di coscienza del proprio corpo.

Il trattamento rieducativo di un disabile neuro-motorio interessa soprattutto paralisi cerebrali, malattie neuro-muscolari, sclerosi multipla, mentre i disturbi psichici sono riferiti per lo più ad autismo, ritardo mentale, epilessia, disturbi comportamentali, sindromi psicotiche.

I terapisti addetti all’ippoterapia possiedono una preparazione professionale complessa poiché devo assolvere compiti delicati:

  • elargire cure e di conseguenza sapere quali e come sono gli interventi che, attraverso il cavallo, possono essere applicati per risolvere problemi di postura, di equilibrio, di deficit motori, di limitazioni osteo-articolari;
  • capire i bisogni, le ansie ed i desideri (attraverso una sottile osservazione degli atteggiamenti) per poter raggiungere gli obiettivi, utilizzando gli stimoli istintivi alla crescita ed allo sviluppo psico-affettivo;
  • creare un setting piacevole, in costante equilibrio tra il ludico-ricreativo ed il terapeutico-riabilitativo;
  • essere un polo pedagogico perché l’allievo acquisti comportamenti sempre più adeguati e corretti, tanto da potersi sentire "felicemente" inserito, non per spinte libidico-istintive (infantili), ma per cognizione deduttiva;
  • preparare i cavalli ad un lavoro delicato, preciso e continuo, sapendo usare le mescole alimentari più idonee e facendo "sgroppare" i focosi destrieri e condurli quindi ad un livello esatto di capacità operativa;
  • assumere il ruolo di istruttore di equitazione per ottenere una corretta postura in groppa al cavallo, esatte manovre di disimpegno temporo-spaziale, la massima integrazione tra cavaliere e destriero.

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Quali sono gli obiettivi del Network di studio

Gli scopi della rete di studio dell’autismo e delle psicosi infantili comprendono due aree di applicazione:

A- terapeutico-assistenziale, con il fine di:

  1. fornire ai piccoli pazienti ed ai genitori la sicurezza di una diagnosi chiara, accurata e tempestiva;
  2. cercare l’efficienza e l’efficacia nelle pratiche terapeutiche offerte agli autistici;
  3. favorire un inserimento proficuo nella scuola, promuovendo un adeguato supporto agli insegnanti curricolari e di sostegno;
  4. garantire ai genitori un sollecito aiuto psicologico e sociale;
  5. sensibilizzare la società ad accogliere con disponibilità questi malati, chiusi nella loro "torre d’avorio";

B – scientifico-divulgativa

Per favorire l’apprendimento e la formazione permanenti di tutte le figure mediche e professionali coinvolte nella cura e nell’assistenza si provvederà a:

  • promuovere studi sull’autismo e sulle psicosi infantili mirati soprattutto sulla psicodinamica dei meccanismi mentali e sulla funzionalità psico-neuro- biologica;
  • organizzare convegni, conferenze ed incontri multidisciplinari con tutte le strutture che si renderanno disponibili per un lavoro proficuo in favore dei piccoli pazienti.

 

Lavori del Dott. Romeo Lucioni sul tema dell’autismo e delle sindromi regressive:

  • Autismo ed E.I.T. (Terapia di Integrazione Emotivo-affettiva) pagg.85
  • E.I.T.: curare l’autismo e le sindromi regressive. pagg.10
  • Autismo ed ippoterapia. pagg.6
  • Autismo come alterazione dello sviluppo

primordiale dell’IO. pagg.10

  • I meccanismi psichici delle dinamiche regressive ed autistiche pagg.15
  • Terapia di Integrazione Emotivo-affettiva pagg.7
  • Esperienze psicoterapico-educative

Nel C.F.P.I.L. della Provinciadi Varese pagg.16

  • L’identificazione pagg.10
  • Sviluppo della personalità su basi cognitive pagg.19
  • Le relazioni oggettuali primitive che contribuiscono

alla formazione della figura genitoriale ed alla

integazione dell’ Io. pagg.22

  • Autismo ed ippoterapia.

di Marzia Bonetti, Francesca Gobbi, Silvia Pedota pagg.7

 

CONVEGNO VARESINO:
Relazioni in terza pagina

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