Il terapeuta deve "condurre" il docente verso modelli
educativi alternativi, il più possibile vicini alle effettiva situazione vissuta dal
bambino, non colludendo con dinamiche regressive o oppositive che più facilmente possono
essere messe in atto nel rapporto con il genitore.
Importanza dunque della interazione tra psicologica e psichiatrica e
una adeguata formazione del maestro.
Considerazioni, problemi, discussioni aperte
:
I docenti hanno inizialmente presentato un atteggiamento
particolare che li ha condotti, da un lato a tendere verso "lonnipotenza":
essi sottolineano infatti il bisogno di "precisi ed accurati modelli di
comportamento" a cui riferirsi, che potrebbero forse andare a sostituire
"manuali", ormai caduti in disuso; ma da un altro lato hanno dichiarato di
sentirsi davvero "impotenti", disorientati. Parafrasando una espressione
usata dal Prof. Angelillo, sono descrivibili come "docenti in fallimento",
incapaci di gestire da soli le problematiche psicopatologiche e impossibilitati a
richiedere aiuto, che diventa insufficiente se il neuropsichiatra si limita a demandare
loro tutto il carico di problematiche, relative ad autismo e disabilità,
celate dietro la consegna di etichette diagnostiche prive di
suggerimenti
operativi..
Le risposte fornite dalla dott.ssa Ossola e dal dott. Lucioni
focalizzano lattenzione sullimportanza di una giusta via di mezzo da
mantenere tra gli atteggiamenti sopra citati: dietro letichetta di disabilità
abbiamo infatti una persona integrata e soprattutto in-relazione, con
importanti potenzialità relazionali su cui bisogna fare leva. Diviene dunque
necessaria per i docenti, la sensibilizzazione, da parte dello psicologo, nei confronti
dellimportanza della relazione e una adeguata formazione per migliorare la qualità
della relazione da instaurarsi con dei bambini disabili.
In questottica si rende necessaria lesposizione, da parte
dello psicologo, non di precisi modelli comportamentali, ma di dinamiche
correlate alle specifiche patologie ed il supporto per i docenti verso una adeguata gestione
delle stesse.
La "nuova" relazione, rimane sempre soggettiva, legata
infatti ad un personale modo di sentire, diverso per ogni insegnante,
una "capacità" di stabilire un rapporto empatico con ogni singolo bambino. La scuola
infatti è sicuramente un luogo di apprendimento, ma con i bambini disabili ottiene
risultati molto scarsi, se non nulli, proprio a causa delle difficoltà relazionali; si
rende, quindi, necessario riuscire a dare il giusto valore allelemento affettivo inteso
come fondamento per lapprendimento.
IN 1°
PAGINA: PRESENTAZIONE ACEI
IN 2° PAGINA: PRESENTAZIONE
ACEI
IN 3°
PAGINA: GIORNATA DI STUDIO SULLE DINAMICHE EDUCATIVO-FORMATIVE E DI APPRENDIMENTO
CONNESSE ALLE PROBLEMATICHE PSICOPATOLOGICHE DELLINFANZIA
IN 4° PAGINA: VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTA IL GIORNO LUNEDÌ 17
GENNAIO 2000
DAL GRUPPO DI LAVORO PER LA PREPARAZIONE DEL SIMPOSIUM VARESINO SULLEDUCAZIONE
E LA PSICOPATOLOGIA
IN 5°
PAGINA; CONTRIBUTI ALLA PREPARAZIONE DEL CONVEGNO VARESINO
"AUTISMO ED EDUCAZIONE"
IN 6°
PAGINA: PRESUPPOSTI PER UNA "BUONA
RELAZIONE MENTALE".
DI SILVIA PEDOTA
IN 7°
PAGINA : CONTRIBUTI ALLA PREPARAZIONE DEL CONGRESSO
IN 8°
PAGINA: AUTISMO A SCUOLA: NON LASCIATEMI SOLO"
Quando la domanda sorge a scuola: la relazione educante
La relazione educante: una esperienza